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C’è un punto preciso in cui la moda smette di essere solo abito e diventa visione. È lo spazio domestico, lo studio privato, la fondazione culturale. Qui alcuni fashion designer raccontano se stessi non attraverso una collezione stagionale, ma tramite le opere d’arte che scelgono di vivere ogni giorno. Tra il 1964 e il 1990, Afra e Tobia Scarpa realizzano per il gruppo Benetton un intervento di architettura industriale sviluppato per fasi successive nell’area di Paderno a Ponzano Veneto, in cui nuove costruzioni, restauri e riconversioni mantengono una coerente unità espressiva. Per la collezione S/S 2016, Albert Kriemler, direttore creativo del brand svizzero Akris, ha instaurato una collaborazione unica con l’architetto giapponese Sou Fujimoto, trasformando la sua architettura visionaria in linguaggio sartoriale. In occasione delle festività di fine anno, le boutique Dior nel mondo accolgono il Natale con un allestimento che unisce moda, natura e artigianalità. Le decorazioni trasformano vetrine e facciate in scenari evocativi, costruiti attorno a un tema preciso: l’arte topiaria come chiave di lettura estetica e simbolica. Nel 2009 Benetton affida a Piero Lissoni la progettazione del nuovo store in Bağdat Street, nel cuore pulsante di Istanbul. Inserito in una zona sismica, l’edificio presenta una struttura in acciaio e cemento assicura elasticità e stabilità, mentre la facciata in acciaio Corten definisce l’immagine dell’edificio con una matericità vibrante, capace di resistere alle intemperie e di trasformarsi nel tempo. Cit. Frank Gehry Negli ultimi anni Bottega Veneta ha costruito un dialogo sempre più strutturato tra moda e design, rendendo le sedute delle sfilate veri elementi narrativi. Un percorso avviato con Matthieu Blazy, che ha trasformato il set in un’estensione concettuale della collezione. Nel cuore di Vienna, affacciato su Michaelerplatz e in dialogo con la Hofburg, Adolf Loos realizza uno dei progetti più emblematici della sua visione: la sede della sartoria Goldman & Salatsch. Commissionato nel 1909 da Leopold Goldman ed Emanuel Aufricht, l’edificio diventa manifesto costruito dei principi enunciati da Loos nel saggio Ornamento e delitto, pubblicato l’anno prima e destinato a sovvertire le convenzioni estetiche del suo tempo. In memoria di uno dei più radicali interpreti dello spazio contemporaneo.

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