© Agent Pay & Yumeng Zhu

Nel cuore di Sanlitun, uno dei distretti più dinamici e sofisticati di Pechino, Dior inaugura un flagship store destinato a segnare un nuovo capitolo nel dialogo tra moda e architettura. Firmata da Christian de Portzamparc, vincitore del Premio Pritzker, la House of Dior Beijing rappresenta la terza collaborazione tra l’architetto francese e la Maison, dopo Seul nel 2015 e Ginevra nel 2024. Un progetto che si distingue non solo per scala e ambizione, ma per la sua capacità di tradurre il gesto della couture in una forma architettonica autonoma, riconoscibile e profondamente simbolica.

A differenza delle precedenti Maison, inserite in tessuti urbani consolidati e sviluppate su due o tre fronti, l’edificio di Pechino gode di una visibilità a 360 gradi all’interno del complesso Taikoo Li Sanlitun North, progettato da Kengo Kuma. Questa condizione ha rappresentato per de Portzamparc una sfida progettuale cruciale: come rendere iconica la facciata senza appesantirne la percezione. La risposta prende forma in una composizione calibrata di pieni e vuoti, dove quattordici grandi petali in resina bianca, tutti diversi tra loro, si alternano a imponenti superfici rivestite in piastrelle di vetro dorato realizzate a mano.

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Il motivo dei petali, cifra distintiva di questo ciclo di progetti per Dior, nasce nell’atelier: è l’istante in cui il tessuto, ancora piano, viene inciso, drappeggiato e trasformato in volume. A Pechino, questo linguaggio viene ulteriormente spinto verso una dimensione monumentale. Ogni elemento, alto circa venti metri, richiama le cariatidi dell’Acropoli di Atene: figure verticali, eleganti e strutturali, capaci di unire grazia e forza. La loro realizzazione ha richiesto diciotto mesi di lavorazione, attraverso complesse tecniche di fusione in resina sviluppate in una fabbrica alle porte della capitale cinese.

Le superfici in vetro dorato introducono una seconda narrazione. Il colore, storicamente riservato alla Cina imperiale, diventa un ponte culturale tra l’identità Dior e il contesto locale. La loro disposizione interrompe la continuità dei petali, alleggerisce la massa dell’edificio e genera un sofisticato gioco di ombre che muta con il passare delle ore. Di notte, la House of Dior Beijing si trasforma in una lanterna urbana: i volumi sono retroilluminati dall’interno e le curve proiettano ombre morbide sulla piazza, restituendo all’architettura una dimensione quasi scenografica.

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Lo spazio interno si sviluppa su cinque livelli, concepiti come un percorso immersivo nell’universo Dior. Al piano terra trova posto Monsieur Dior, il ristorante firmato da Anne-Sophie Pic, collocato in un’ala indipendente e accessibile anche oltre l’orario di apertura della boutique. Il primo e il secondo piano ospitano le collezioni femminili, mentre il terzo è dedicato all’universo maschile. L’ultimo livello accoglie uno spazio progettato da OMA, popolato da manichini in tela grezza e dominato da un teatrale abito da ballo rosso, che introduce una serie di saloni VIP e una terrazza esterna affacciata sulla città.

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A unire verticalmente questi ambienti è una scala circolare bianca che si avvolge in una spirale continua, accompagnata da un lampadario composto da petali in argilla. Un dettaglio poetico, quasi intimo, che riprende in scala ridotta il tema formale dell’edificio. Lungo il percorso, vetrine in vetro espongono miniature di creazioni Dior, mentre le sale sono animate da opere di artisti cinesi contemporanei. I dipinti di Xiyao Wang e Xu Zhen dialogano con le commissioni speciali di Hong Hao, che nel ristorante celebra il rosso, colore cerimoniale di Pechino. Arredi di Claude Lalanne, Franck Evennou e Gio Ponti completano un paesaggio interno colto e stratificato.

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In questo progetto emergono con chiarezza i principi cardine dell’architettura di de Portzamparc: una facciata porosa, capace di far filtrare luce e sguardi; l’attenzione alla relazione tra spazio costruito e contesto; l’equilibrio misurato tra solidità e leggerezza. La House of Dior Beijing non è solo un flagship store, ma un dispositivo urbano che riflette l’evoluzione della Maison e la sua capacità di reinterpretare la tradizione attraverso l’architettura contemporanea. Un edificio che, nel caos controllato di Pechino, afferma la presenza di Dior con eleganza, rigore e profondità culturale.

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