Foto: Stéphane Aït Ouarab

Nel cuore dell’ex fabbrica Campolmi, il Museo del Tessuto di Prato celebra il suo cinquantesimo anniversario con un omaggio a due maestri assoluti della forma: Cristóbal Balenciaga e Azzedine Alaïa. Dal 25 ottobre 2025 al 3 maggio 2026 la mostra “Azzedine Alaïa e Cristóbal Balenciaga. Scultori della forma”, curata da Olivier Saillard in collaborazione con la Fondazione Azzedine Alaïa di Parigi presieduta da Carla Sozzani, con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia e la partecipazione dei Balenciaga Archives, intreccia storia, tecnica e poesia sartoriale in un racconto che riflette sul gesto del costruire l’abito come si scolpisce un’architettura.

Due visioni parallele e complementari. Balenciaga, architetto della couture, piegava lane e rasi come fossero materia da modellare. Alaïa, scultore del corpo, lavorava la pelle e la maglia con la precisione di un ingegnere e la sensibilità di un artista. Pur appartenendo a epoche diverse, condividevano la stessa ricerca di purezza, la stessa libertà creativa. Balenciaga chiuse il suo atelier per non piegarsi al prêt-à-porter, Alaïa ignorò i ritmi imposti dal sistema moda per seguire un tempo tutto suo, lento e necessario.

Foto: Stéphane Aït Ouarab

Il dialogo tra i due couturier nasce da un’intuizione di Hubert de Givenchy, che poco prima di morire nel 2018 espresse il desiderio di vederli finalmente riuniti in un’unica mostra. In vita non si incontrarono mai davvero, ma nel 1968, dopo la chiusura della maison Balenciaga, la storica vicedirettrice Mademoiselle Renée invitò Alaïa a prendersi cura di alcune creazioni del maestro. Da quel momento il designer tunisino avrebbe considerato Balenciaga una guida spirituale, un punto di riferimento costante nella propria idea di moda come costruzione della forma.


Il percorso espositivo

Il percorso si apre con due abiti simbolo, emblema delle diverse interpretazioni di femminilità dei due couturier. Accanto, dodici disegni originali di Balenciaga realizzati tra il 1950 e il 1968: tratti precisi, campioni di tessuto, annotazioni tecniche che rivelano la lucidità architettonica del suo pensiero. Completano l’introduzione due contributi video: il film di Joe McKenna dedicato ad Azzedine Alaïa e un inedito delle collezioni Haute Couture Estate 1960 e 1968 proveniente dagli archivi Balenciaga di Parigi.

Nella grande sala espositiva il racconto si articola in tre sezioni: Atelier Tailleur, Atelier Flou e Spagna. Nel primo spazio prendono forma cappotti, giacche e completi costruiti con rigore quasi geometrico. È la sartoria più pura, dove il tessuto diventa struttura. La sezione dedicata all’Atelier Flou, invece, apre al mondo della leggerezza. Chiffon, organza e mousseline disegnano silhouette fluide e abiti che si muovono con chi li indossa. Infine, la sezione Spagna conclude la mostra con un omaggio alla tradizione mediterranea. Flamenco, bolero, pizzi e merletti raccontano l’eredità culturale che ha nutrito entrambi i designer, in un finale che profuma di radici e memoria.


Con “Azzedine Alaïa e Cristóbal Balenciaga. Scultori della forma”, il Museo del Tessuto prosegue il suo viaggio nella storia della couture internazionale, dopo aver dedicato mostre a Gianfranco Ferré nel 2014, a Ossie Clark e Celia Birtwell nel 2022 e a Walter Albini nel 2024. Un percorso che ancora una volta racconta la moda come architettura viva. Uno spazio da abitare, da disegnare sul corpo, costruito con la precisione di un progetto e la poesia di un sogno.

Foto: Stéphane Aït Ouarab


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