
Dior apre un nuovo capitolo della propria storia californiana con la House of Dior Beverly Hills, al 323 North Rodeo Drive, un indirizzo che entra di diritto nella geografia del lusso contemporaneo. Firmato da Peter Marino, architetto di fiducia della Maison e autore delle celebri boutique al 30 di Avenue Montaigne a Parigi e della recente House of Dior New York, il progetto è una dichiarazione di stile che intreccia rigore architettonico, arte e memoria cinematografica.
Il legame tra Dior e Hollywood è parte integrante della sua identità. Già negli anni Quaranta, Rita Hayworth, Elizabeth Taylor e Marlene Dietrich scelsero le creazioni di Monsieur Dior per i red carpet dell’età d’oro di Tinseltown. Da allora, il dialogo tra la Maison e il cinema è rimasto vivo: dall’abito chartreuse di Nicole Kidman agli Oscar del 1997 firmato Galliano, fino al look rétro di Mikey Madison nell’ultima edizione degli Academy Awards. Non sorprende, dunque, che Dior abbia scelto Beverly Hills per rendere omaggio a questa eredità di glamour e modernità.

L’edificio, alto circa diciotto metri, si impone su Rodeo Drive come una villa bianca scultorea, incorniciata da palme e inondata di luce. La facciata in stucco cattura i riflessi dorati del sole californiano, mentre le vetrine tematiche mettono in scena un raffinato racconto visivo tra Parigi e Los Angeles: miniature, set cinematografici in scala, riferimenti alla Galerie Dior, e omaggi alla città degli angeli, dall’insegna HollywoodDior all’iconico hotel Bel-Air.
All’interno, Marino costruisce un percorso esperienziale che unisce moda, arte, botanica e gastronomia. Una sinfonia materica di parquet chiaro, tappeti decorati, metalli dorati e superfici laccate avvolge gli spazi, impreziositi da arredi firmati Franck Evennou, Ado Chale e Vladimir Kagan, e pannelli personalizzati di Nancy Lorenz. Ogni elemento è pensato per evocare il dialogo tra l’eleganza parigina e la leggerezza californiana.

Il cuore pulsante della boutique è una scalinata ondulata che attraversa un giardino a tre piani, un gesto architettonico che richiama la storica scala di Barneys New York di Los Angeles, progettata dallo stesso Marino nel 1986. Una citazione che diventa continuità, trasformando il movimento verticale in un’esperienza sospesa, luminosa e teatrale.
I primi due piani ospitano le collezioni prêt-à-porter donna e uomo, la pelletteria, i profumi e Dior Maison. Alcuni pezzi in edizione limitata sono stati creati appositamente per celebrare l’apertura di Beverly Hills, mentre lungo il percorso si incontrano opere d’arte di Karine Laval, Adam McEwen, Florian e Michael Quistrebert, Jorge Galindo, Adam Fuss e un dipinto commissionato a John McAllister, che dialogano con la materia e la luce degli ambienti.

Al terzo piano prende forma Monsieur Dior, il primo ristorante della Maison fuori Parigi. Affidato alla chef tristellata Dominique Crenn, il menu interpreta la cucina franco-californiana come riflesso dell’identità del luogo. L’ingresso accoglie gli ospiti con una fotografia dello Château de La Colle Noire, la tenuta provenzale di Monsieur Dior, mentre una parete vegetale e un dipinto di Nicole Wittenberg infondono calma e sensualità alla sala.
Infine, le lounge VIP private all’ultimo piano evocano l’atmosfera intima del 30 Montaigne, aprendo su una terrazza panoramica da cui si scorge la scritta Hollywood. Un punto d’arrivo che è anche un nuovo inizio: la House of Dior Beverly Hills non è soltanto una boutique, ma una mise en scène del savoir-faire Dior, dove l’architettura si fa couture e la luce californiana si trasforma in un tessuto da indossare.

Foto: Jonathan Taylor / Christian Dior




