Foto: Victor Picon

All’Expo di Osaka 2025, Cartier rinnova il proprio impegno nella promozione del ruolo delle donne nella società attraverso un padiglione concepito come esperienza culturale e spirituale. “Quando le donne prosperano, l’umanità prospera” è il principio ispiratore di questo spazio, che unisce la visione architettonica della giapponese Yuko Nagayama e l’immaginario poetico dell’artista britannica Es Devlin.

Il progetto prende forma in una geometria leggera e luminosa: una facciata bianca, modulata da un reticolo triangolare, filtra la luce e accoglie il vento, trasformando il padiglione in una sorta di organismo poroso e vivo. Una struttura che dialoga con la natura e che si inserisce nel paesaggio giapponese con sensibilità quasi rituale, richiamando nel disegno e nei materiali l’intervento che Nagayama aveva realizzato per l’Expo di Dubai nel 2020, ora completamente ripensato e armonizzato con il nuovo contesto.

All’interno, l’architettura evolve in un percorso immersivo e riflessivo, firmato da Es Devlin: un intreccio di narrazioni intime, superfici specchianti, haiku visivi e installazioni luminose, che guidano il visitatore in un viaggio esperienziale al confine tra sogno e consapevolezza.

Foto: Victor Picon

L’ingresso avviene attraverso la cupola progettata da Nagayama, dove sentieri disseminati di muschio, pietre e piante montane evocano un giardino spontaneo, sospeso tra artificio e natura. Le pareti riflettenti amplificano la luce e il verde, creando un gioco ottico che sfuma i confini tra spazio reale e percezione.

Da qui, si accede a un corridoio di terra che richiama l’engawa, lo spazio intermedio delle case tradizionali giapponesi: un passaggio fluido e contemplativo, che accompagna delicatamente il visitatore verso l’interno del padiglione, dove l’ambiente si fa più morbido, intimo, avvolgente.

Foto: Victor Picon

Nel cuore del padiglione, le geometrie si dissolvono in curve, ovali e cerchi, forme che evocano l’accoglienza e la ciclicità. Il pubblico è invitato a personalizzare il proprio percorso grazie a una narrazione sonora in cuffia, che accompagna l’esperienza con testi poetici e istruzioni sussurrate. In uno dei momenti più suggestivi del percorso, i visitatori sono chiamati a pronunciare il proprio nome di fronte a specchi interattivi, stabilendo un dialogo con la propria immagine riflessa: un gesto simbolico che trasforma l’architettura in spazio di riconoscimento, memoria e trasformazione.


Concepito come spazio di ascolto e visione, il Padiglione Donna di Cartier non è soltanto una testimonianza dell’eccellenza progettuale e artistica, ma un invito a riflettere sul ruolo delle donne nella costruzione del futuro, attraverso il linguaggio universale dell’arte, dell’architettura e della poesia.

Foto: Victor Picon


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